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In queste pagine si ripercorrono i vent'anni dell'alba del nuovo millennio: gli anni zero e gli anni Dieci. Vent'anni densi di avvenimenti ed evoluzioni. Segnati da una parte dall'11 Settembre 2001 e dall'altra dalla pandemia causata dal Covid-19 tra 2020 e 2021. Questi i due estremi temporali. Due decenni complessi, difficili da leggere retrospettivamente, nel momento in cui siamo immersi. È pregio di Matteo Rossi portarci per mano in questo arco temporale con la capacità di dare chiavi di lettura e, soprattutto, di raccontare il vissuto. Una storia personale, indubbiamente, ma che si fa necessariamente collettiva. È la dimensione del collettivo, del condiviso, che caratterizza questo libro. Ci diciamo sempre, e ce lo stiamo ripetendo soprattutto dallo scoppio della pandemia, che anche le situazioni di maggiore difficoltà possono dischiudere opportunità. Che anche nei momenti peggiori dobbiamo cogliere le opportunità. E certamente la pandemia ci ha costretti a ripensarci: ripensare noi stessi e il mondo nel quale viviamo. Sbattuti in casa da un giorno all'altro, in solitudini inimmaginabili fino al giorno precedente. A contatto con un nuovo vocabolario che si è imposto sulle televisioni e sui giornali. A fare i conti con la paura di qualcosa di invisibile a occhio nudo che ha la forza di cambiare le nostre abitudini, le nostre società, le nostre vite. Che ha la forza di strapparci gli affetti più cari. Da questo turbine di morte, paura e solitudine, emerge con più forza la voglia di lasciare traccia e dare un senso alle nostre storie di vita. Provare a rintracciare i fili che ci hanno spinto alle scelte quotidiane negli anni, che ci hanno fatto incontrare persone, amare un'idea. Il racconto di Matteo Rossi nasce proprio da questa esigenza: riannodare i fili, sistematizzare una storia e riconoscere quei valori e quei principi che dimostrano come questo mondo va affrontato insieme. Non da soli. Ciascuno di noi ritroverà sé stesso leggendo il racconto di Matteo. Tramite i suoi occhi e la sua storia, c'è la storia di tantissimi italiani degli anni duemila. Ma è l'utopia che muove il mondo, che sta nell'orizzonte, parafrasando Galeano, citato anche da Matteo. Puoi camminare due passi, e l'orizzonte è sempre là. Puoi camminare ancora dieci passi, e l'orizzonte rimane laggiù. A cosa serve, dunque l'orizzonte, l'utopia? Serve a non smettere mai di camminare. (dalla prefazione di Walter Veltroni)